Ecologia del lavoro

Sintesi dell’ Incontro di data 04.03.2019 (per chi lo desidera, a fondo pagina, trova il PDF da scaricare).

Ecologia del lavoro

Con questo appuntamento ha preso il via il secondo ciclo di incontri dedicati ad alcuni temi affrontati dall’enciclica Laudato Si.

Ospite della sera Antonello Mangano, giornalista freelance siciliano, che pubblica articoli per testate come “il manifesto”, “terrelibere.org” e “Carta”. È autore di ricerche, inchieste e saggi sui temi delle  migrazioni e della lotta alla mafia.

 

Da trent’anni le campagne italiane sono il teatro di gravissimi episodi di sfruttamento. Oltre al caporalato, c’è una filiera distorta dove ogni attore scarica sul livello inferiore costi e disagi. I braccianti stranieri, spesso con documenti precari, sono l’ultimo anello. Le conseguenze sono evidenti: ghetti, incendi, incidenti stradali e aggressioni. Sono sfruttati, abbandonati, aggrediti. Ma sono anche indispensabili per un sistema economico che si regge sullo sfruttamento: IL NOSTRO SISTEMA ECONOMICO!

 

La mappa delle zone critiche, tracciata da Mangano evidenzia come il fenomeno non interessi solo il Sud (Sicilia, Calabria, Puglia), ma come nel tempo esso abbia contagiato, il Lazio, la Toscana, il Piemonte, evidenziando però che nessuna regione rimane indenne, Trentino Alto Adige incluso.

 

D’altro canto non serve andare lontano, pensiamo a quanto successo al lavoratore Moldavo a Sagron Mis, (ndr) guardiamo alla situazione dei corrieri, piuttosto che a quella relativa ai lavoratori di certe pseudo Cooperative, create ad arte per sottopagare i soci/lavoratori.

 

In pratica il modello di sfruttamento si sperimenta nei ghetti (Rosarno, Nardò, etc..) per poi estendersi a macchia d’olio e con la tacita mentalità che nel frattempo si è costruita intorno, il fenomeno viene considerato emergenza umanitaria (con interventi diretti solo di Croce Rossa, e organizzazioni umanitarie) e non trattato come abuso di potere e sfruttamento del lavoro.

 

Il fenomeno peraltro è globalizzato. L’economia di Rosarno per esempio, si basa sulla coltivazione di arance da spremitura, ma il 70% del succo d’arancia usato per le varie bibite proviene per il 70% dal Brasile, dove le condizioni è identica: immigrati da paesi confinanti, stipendi da fame, nessuna sicurezza sul lavoro.

 

Se ci lasciamo poi conquistare dai SOTTO COSTO dei supermercati, dobbiamo essere consapevoli che spesso, con la loro politica le grandi catene alimentari avvallano queste situazioni. Invece proprio loro, che sono destinatari della maggior parte dei prodotti provenienti da agricoltura intensiva, potrebbero con le loro politiche incidere in maniera significativa sulle modalità di gestione del sistema operativo dei fornitori.

 

I migranti sono il laboratorio della cancellazione di diritti, che poi si applica agli italiani. Da Sud a Nord, dalle campagne alle periferie urbane, dai campi ai supermarket, la neoschiavitù si estende fino a diventare la normalità dei rapporti di lavoro.

 

Non possiamo e non dobbiamo tollerare che i diritti universali vengano calpestati. Non possiamo chiamarci fuori, perché quando viene demolita la dignità di un essere umano è anche un nostro problema.  Nei ghetti finiscono coloro che non hanno permesso di soggiorno, che hanno documenti scaduti o che non servono più (per esempio a seguito dell’entrata in vigore del Decreto Sicurezza) e che non hanno alternativa se non finire nel serbatoio del caporalato, unico a fornire un posto di lavoro senza chiedere documenti.

 

Ma esistono delle vie d’uscita? Sicuramente!

Noi per primi possiamo essere più attenti a cosa compriamo e privilegiare chi garantisce i diritti minimi ai lavoratori (Mandacarù e Mercato equo e solidale sono esempi concreti presenti sul territorio).

La rivolta di Rosarno e lo sciopero di Nardò,  che hanno visto gli immigrati battersi per i diritti anche dei lavoratori italiani, sono un esempio di come si possa concretamente provare a cambiare le cose.

Come Cristiani non possiamo cedere all’indifferenza, proviamo ad informarci (per esempio visitando il sito www.terrelibere.org), ad essere più attenti nei nostri acquisti, a fare passa parola, ad unire le forze e con gesti concreti rendiamoci protagonisti del cambiamento.

 

L’abile conduzione della serata da parte di Antonella Valer ha permesso ai numerosi presenti di condividere le forti emozioni, scaturite dall’illustrazione di Mangano e condividere un momento di meditazione sull’importanza di privilegiare filiere “giuste” assaporando la cioccolata offerta da Mandacarù, peraltro promotore della sera, soffermandosi sull’importanza di sostenere le filiere “buone e giuste”, per l’occasione proprio quella del cacao.

Da trent’anni le campagne italiane sono il teatro di gravissimi episodi di sfruttamento. Oltre al caporalato, c’è una filiera distorta dove ogni attore scarica sul livello inferiore costi e disagi. I braccianti stranieri, spesso con documenti precari, sono l’ultimo anello. Le conseguenze sono evidenti: ghetti, incendi, incidenti stradali e aggressioni. Sono sfruttati, abbandonati, aggrediti. Ma sono anche indispensabili per un sistema economico che si regge sullo sfruttamento.

I migranti sono il laboratorio della cancellazione di diritti, che poi si applica agli italiani. Da Sud a Nord, dalle campagne alle periferie urbane, dai campi ai supermarket la neoschiavitù si estende fino a diventare la normalità dei rapporti di lavoro.

Ce ne parla Antonello Mangano, autore di ricerche, inchieste e saggi su migrazioni e lotta alla mafia,
il giorno 4 marzo alle ore 20.30 presso l’oratorio di Pieve.

LaudatoSiMarzo 2019