Chiesa di San Giacomo nella Campagna di Tonadico e Siror

San Jacopo in campanea
Si esce dall’abitato di Tonadico, procedendo per la strada della campagna, tra i prati. Si segue l’indicazione per Fiera di Primiero. Dopo circa 600 metri la segnaletica indirizza per la chiesetta di San Giacomo: si svolta a destra e poco dopo a sinistra. Tra i molti barchi (costruzioni d’assi, un tempo usate come riparo per il fieno e testimoni della grande parcellizzazione della proprietà agraria) si scorge quel che rimane della chiesina.

Restano in realtà solo l’arco santo, il piccolo presbiterio e l’absidiola di questa chiesetta campestre. Il resto dell’edificio è crollato secoli fa. Rimangono visibili le tracce delle mura perimetrali della stretta aula, che emergono appena dal terreno; furono riportate alla luce circa 15 anni fa, durante un intervento di recupero dell’area. Oltre la cancellata di ferro si intravedono i dipinti dell’interno.
I pennacchi dell’arco ospitavano un’annunciazione, che ora non si legge quasi più. Sulla chiave di volta un padreterno con barba bianca regge un cartiglio con la citazione evangelica in gotica minuta: ego sum via veritas et vita. Sull’intradosso dell’arco santo sono numerosi i santi affrescati, anche se non ben leggibili (paiono distinguersi i santi Vittore e Corona).
Nel catino dell’absidiola spicca invece, meglio conservata, l’apparizione di Cristo in gloria in una mandorla luminescente. Si staglia in un cielo stellato dalle tinte forti e regge un globo vitreo contenente un microcosmo di tutto rispetto; si notano infatti quattro paesi separati da corsi d’acqua, una fascia dorata con i segni dello zodiaco sovrasta il mondo ed un meridiano bianco solca il cielo. Una piccola rosa ben definita è posta a sigillo di questa sfera. Cristo è circondato da tre evangelisti sotto forma di animali (toro = san Luca, aquila = san Giovanni, leone = San Marco) e san Matteo sotto forma d’angelo. Tutti reggono un cartiglio svolazzante che riporta l’inizio del rispettivo vangelo. È interessante notare che quello di san Giovanni è scritto in lettere capitali, a differenza degli altri scritti in gotica minuta.
Nel registro inferiore c’è la lunga sequenza dei santi Innocenti: una sorta di drappello di putti che rappresenta i neonati uccisi durante la strage commissionata da Erode. Un velario chiude in basso la parte affrescata. Anche gli intradossi delle finestrelle ospitano delle finte nicchie in cui appaiono dei santi: nell’apertura di destra si intravede ancora santa Lucia, protettrice della vista, che regge il vassoio con gli occhi che le furono cavati.
Il cartiglio centrale riporta invece i nomi dei massari (amministratori) della chiesetta che commissionarono l’opera: si tratta di Zuane Mellaia e Bartolomeo Strosser e la data, il 1524. È curioso notare che questi antichi abitanti di Tonadico avevano cognomi che si sono estinti ormai da secoli.
Noterella sui graffiti.
Visitata dal vescovo Michele Jorba nel 1525.

La leggenda di Piubago.
Leggenda di Piubado di “Moreno Site”

Oppure

Il paese fantasma di Piubago