“Dobbiamo essere consapevoli che anche la chiesa è immersa in un mutamento sociale, culturale e religioso che la scuote alle fondamenta.
Non è più tempo di una pastorale di mantenimento, dobbiamo guardare avanti ed oltre, senza perdere di vista le nostre radici.
Sogno comunità di persone, non importa quante, che provino semplicemente a vivere il Vangelo, senza distinzioni obsolete tra preti e laici, ma in un unico slancio di comunità credente, riunita attorno alla parola di Gesù di Nazareth.”
Arcivescovo Lauro Tisi
Il giorno 23 Ottobre alle ore 20.15 in oratorio a Pieve ci siamo incontrati con il nostro arcivescovo Lauro.
Presentazione della Comunità
Padre Vescovo, ci permetta, caro don Lauro di rivolgerci a Lei con questo nome.
Siamo felici, di averla ancora una volta in mezzo a noi e di poterla accogliere nella nostra comunità/famiglia.
In questo periodo di cambiamenti che si succedono con grande rapidità, come Cristiani siamo scossi dal tremito dell’inadeguatezza, del timore, spesso anche della disillusione e dell’indifferenza.
Ci è più facile lasciarci cadere e attendere inermi, piuttosto che notare la luce che traspare in mezzo alle nubi della tempesta.
Noi però vogliamo affidarci al cuore del Signore da cui attingiamo forza, consolazione, calore. Sentiamo forte il desiderio di costruire sempre più relazioni autentiche e belle non solo fatte di iniziative comuni, ma di un sostegno reciproco che ci aiuta a camminare insieme, facendo in modo che le peculiarità che ognuno porta in dono diventino “dote” per gli altri. Sogniamo un tempo in cui una comunità può far conto sull’altra e l’aver bisogno non è vergogna ma un’opportunità.
Cerchiamo di sostenere le famiglie, non gravandole con altri pesi, ma cercando di comprendere le loro fatiche, le lacrime e le gioie. Insomma, un’alleanza per il bene comune.
In questi anni, pur con le nostre fragilità, con molta fatica abbiamo cercato di rivolgere lo sguardo verso la luce, abbiamo voluto mettere al centro il Vangelo e provare a diventare dei cristiani credibili.
Abbiamo iniziato un viaggio, consapevoli che non bastano gambe e buona volontà, ci vuole un itinerario, una meta. Abbiamo fatto soste lungo il cammino: incontrando i bambini della catechesi, cercando di avvicinarci all’altro, ascoltando i giovani partendo dall’oratorio come momento di incontro, consolando gli anziani, accogliendo con spirito aperto i tanti ospiti che visitano il nostro territorio e che oltre a ristorarsi in un ambiente straordinario chiedono spesso di ritemprare lo spirito, proponendo anche a loro momenti di crescita.
Stiamo cercando di aprirci agli altri, di incontrarli di confrontarci su temi cari a tutti : l’esperimento sulla Laudato Si, ci conforta in questo senso. Desideriamo essere Cristiani che fanno Comunità muovendoci per primi verso i fratelli con gesti e parole che mettono l’altro al centro del nostro quotidiano, a partire dalle nostre famiglie.
Noi sappiamo bene, caro don Lauro, che conosce molto bene la nostra realtà, anche per le molteplici volte che ha voluto essere fra noi. Un territorio dove due parroci, se pur con il supporto di altri sacerdoti, fra cui i Salesiani, si devono dividere fra 12 parrocchie. Ma noi ne abbiamo consapevolezza?
Un territorio economicamente fragile, parte a vocazione turistica (attualmente settore che sta attraversando un momento di difficoltà) e in parte a vocazione “abbandono” … che paga la disgregazione e l’incapacità di coesione, di un obiettivo / progetto comune, anche se mediato.
Un territorio con una popolazione di poco inferiore a10.000 mila abitanti di cui il 17 % con più di 70 anni (1.682) e il 27 % sotto ai 25 anni (2661), con la presenza di quasi 4.500 famiglie, molte composte da una sola persona.
Ma sempre una comunità in cammino, pensiamo a quanta strada abbiamo fatto in questi anni, solo alcuni spunti per non dimenticare:
Con don Venanzio si sono intrapresi nuovi percorsi per trovare forme più coinvolgenti per percorsi di catechesi familiare… con l’aiuto della pastorale familiare diocesana, corsi di formazione per una pastorale familiare capace di far vivere il Vangelo nella quotidianità.
Con don Ferruccio, don Ducio e don Costantino un percorso triennale di formazione con laboratori per animare concretamente le nostre comunità e cogliere il volto di Cristo nel nostro prossimo cioè in chi ci sta accanto e abita con noi e nelle nostre comunità o in chi incontriamo sul lavoro o in tante occasioni.
E questi solo alcuni spunti per non raccontare l’attività del gruppo missionario, del Gruppo Caritas, eccetera…
Ma spesso queste opportunità, dopo uno slancio iniziale, si arrenano in fretta, dobbiamo chiederci il perché.
Ora con don Nicola e don Giuseppe il cammino continua, con la fatica di decifrare questo tempo, il nostro tempo, complesso, frenetico, individualista, ma con la speranza che la luce del Vangelo illuminerà la strada.
Cosa stiamo facendo, ricerchiamo la centralità nel Consiglio Pastorale decanale proponendo, come auspicato da lei don Lauro, una formazione sulla Parola, prendendo spunto dall’Enciclica Laudato Si, un percorso per ricercare proposte concrete per un cambiamento degli stili di vita, coinvolgendo la massiccia presenza di gruppi di volontariato, continuando i percorsi di catechesi, di coinvolgimento del mondo giovanile. A tal proposito si vuole sottolineare il percorso fatto., una condivisione durata quasi un anno, per creare un circolo “Noi Primiero e Vanoi”, con l’impegno che diventi scuola di vita coerente con lo spirito Evangelico.
La ricerca di metodi e modi nuovi nel gestire le risorse economiche parrocchiali, che devono essere a servizio dell’attività pastorale, dove la solidarietà dovrebbe essere di casa.
Ma quanta energia, motivazione, coraggio ci sono necessari.
Oggi le chiediamo di aiutarci e guidarci su questo cammino. Il nuovo assetto della Diocesi Trentina può darci l’opportunità di sentire la vicinanza delle altre parrocchie, di condividere dei percorsi, che su sentieri diversi, mirano alla luce del Vangelo. Noi però dobbiamo trovare il coraggio di guardare con fiducia al futuro, di prendere per mano le nuove generazioni e dimostrare loro che il Signore opera le sue meraviglie soprattutto quando a noi sembra calata la notte. Don Lauro ci affidiamo a Lei nostro Pastore, affinchè ci aiuti a risvegliare in noi la forza della fede.
L’Arcivescovo Lauro Tisi, cosi ci ha risposto:
Con il carisma e la carica positiva che lo contraddistingue, il Vescovo ci ha raccomandato di non sentirci ai margini della diocesi, non abbatterci per la collocazione geografica: questa è la percezione che abbiamo noi.
Dall’esterno non è così: anzi nella nostra vallata c’è vitalità (basti pensare all’Enciclica o al sistema pensato per gestire le risorse economiche parrocchiali del Vanoi entrambi presi da esempio da altre comunità della
diocesi). Quindi c’è ricchezza così come vediamo la ricchezza nel patrimonio paesaggistico, così dobbiamo vederla nelle nostre comunità, riconoscendo ciò che comunità si impegna a fare, suggerire e sperimentare.
La grande sfida che siamo chiamati a raccogliere è quella di generare la fede: dobbiamo chiederci se fra vent’anni vogliamo consegnare le chiavi di unmuseo o le chiavi di una sala parto?
C’è bisogno di osare: osare il cambiamento!
Il cambiamento oggi necessario deve farci trasformare da una Chiesa “organizzazione” in una Chiesa “umana e viva” che si alimenta con la parola di Gesù di Nazareth
Dice don Lauro, prendo spunto dalle parole di Antoine de Saint-Exupéry: “Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito”.
Ecco il Decanato non c’è più (ma ogni territorio se lo ritiene, può organizzarsi autonomamente) ma le Zone Pastorali (che non sono un sostituto del Decanato) sono nate, pensate e immaginate per far decollare e far ritornare la gioia del Vangelo.
Questo è il grande bisogno di oggi, risvegliare la nostalgia della parola di Gesù.
Per le questioni organizzative rimangono “i decanati” che da ora chiamiamo COMUNITA’ PRIMIERO E VANOI dove – in prospettiva non tanto lontana di un unico parroco – le comunità interagiscono fra loro e lavorano fra loro.
Questa scelta vuole rappresentare un passo verso la decentralizzazione della Diocesi, evitando che ogni decisione venga preso a Trento, anche perché il nostro Trentino ha una vastità e diversità di territori e comunità che richiede
più attenzione – non dimentichiamo che ogni zona ha la sua specificità.
L’esperienza delle Assemblee di zona, che si concluderà a breve, ha già dato due segnali molto positivi:
– la partecipazione (le presenze sono state di gran lunga superiori a quella dell’Assemblea diocesana)
– l’immediato scambio di esperienze, che dimostra l’importanza di incontrarsi, di parlarsi e di conoscersi per scoprire che le esperienze degli uni possono rappresentare una risorsa per gli altri.
Quindi dobbiamo guardare alle Zone Pastorali, senza rimpiangere gli ex Decanati, ponendo al centro del nostro essere cristiani credenti questa domanda: la vita di Gesù mi entusiasma?
Questo è il punto di partenza.