Chiesa parrocchiale di Transacqua – San Marco

Chiesa Parrocchiale di San Marco a Transacqua

Una prima cappella era presente almeno dal XIV secolo, poi fu ampliata secondo lo stile romanico.

È degli anni Sessanta del Novecento l’ampliamento dell’aula, funzionale per accogliere i fedeli di una comunità che oggi supera i 2000 abitanti.

Dietro l’altar maggiore marmoreo s’impone una secentesca pala dedicata al patrono San Marco, riconducibile ad un pittore di area veneta, forse della famiglia Vecellio.

Chiesa parrocchiale di Transacqua San Marco
Chiesa parrocchiale di Transacqua San Marco 

La navata di sinistra è abbellita da un altare ligneo del Seicento riservato a Sant’Antonio abate, protettore

dei contadini. Nella predella sottostante i santi invocati per le pestilenze, Rocco e Sebastiano, ed un vescovo, Gottardo. Lì vicino c’è un dipinto ovale con lo Sposalizio della Vergine, commissionato dalla famiglia Althamer nel 1615.

Sulla destra dell’arco santo spiccano frammenti di affreschi cinquecenteschi che decoravano la precedente facciata della chiesa, demolita nel 1863.

Santi patroni:
Sant’Antonio Abate (17 gennaio).

Dal sito: LaVoceDelNordEst.

S. Antonio e la benedizione del sale

Nella tradizione popolare, sant’Antonio Abate è anche protettore degli animali e più in generale del patrimonio domestico, delle calamità ricorrenti nel mondo contadino come le tempeste, i venti, la siccità, gli incendi, ecco perché nei “santini“ con la sua immagine viene raffigurato con ai suoi piedi un grassoccio porcellino simbolo di salute e floridezza.

Si racconta inoltre che per allontanare un folletto che tormenta i cavalli,  l’immagine del Santo veniva appesa sulle porte delle stalle e per tale motivo la si può trovare ancora. Viene invocato inoltre come protettore degli uomini per essere preservati dalla peste, dallo scorbùto e in particolare nella afflizione cutanea, nota come herpes-zoster (fupoco di s. antonio).

La festa di sant’Antonio, rispettando un vecchio rituale antico, era caratterizzata dalla benedizione degli animali e carri agricoli e gli animali che partecipavano venivano e vengono ancora adornati di nastri e fiocchi bianchi. Con loro venivano aspersi con l’acqua santa, le catene con cui si sarebbero legate alla mangiatoia le mucche, i ferri per gli zoccoli dei cavalli e le museruole per i tori. Oggi in generale si benedicono i mezzi agricoli e il sale.

Dal sito Santi e Beati:
Coma, Egitto, 250 ca. – Tebaide (Alto Egitto), 17 gennaio 356

Antonio abate è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Nato a Coma, nel cuore dell’Egitto, intorno al 250, a vent’anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima in una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni: morì, infatti, ultracentenario nel 356. Già in vita accorrevano da lui, attratti dalla fama di santità, pellegrini e bisognosi di tutto l’Oriente. Anche Costantino e i suoi figli ne cercarono il consiglio. La sua vicenda è raccontata da un discepolo, sant’Atanasio, che contribuì a farne conoscere l’esempio in tutta la Chiesa. Per due volte lasciò il suo romitaggio. La prima per confortare i cristiani di Alessandria perseguitati da Massimino Daia. La seconda, su invito di Atanasio, per esortarli alla fedeltà verso il Conciliio di Nicea. Nell’iconografia è raffigurato circondato da donne procaci (simbolo delle tentazioni) o animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore.

Patronato: Eremiti, Monaci, Canestrai

Etimologia: Antonio = nato prima, o che fa fronte ai suoi avversari, dal greco

Emblema: Bastone pastorale, Maiale, Campana, Croce a T
Martirologio Romano: Memoria di sant’Antonio, abate, che, rimasto orfano, facendo suoi i precetti evangelici distribuì tutti i suoi beni ai poveri e si ritirò nel deserto della Tebaide in Egitto, dove intraprese la vita ascetica; si adoperò pure per fortificare la Chiesa, sostenendo i confessori della fede durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, e appoggiò sant’Atanasio nella lotta contro gli ariani. Tanti furono i suoi discepoli da essere chiamato padre dei monaci.

San Marco evangelista (25 aprile).

Marco è il patrono di Venezia dove il suo corpo sarebbe stato portato nell’ 828 da Alessandria dove secondo la tradizione sarebbe morto martire dopo aver predicato il Vangelo.
Gli Atti degli Apostoli lo ricordano accanto a suo cugino Barnaba e a Paolo nel primo viaggio missionario. Più tardi lo ritroviamo a Roma tra i collaboratori di Pietro e Paolo. Qui, probabilmente, compose il suo Vangelo che è il più antico dei quattro e tramanda l’eco della predicazione di Pietro.

Secondo un’antichissima tradizione, Pietro lo mandò ad Alessandria d’Egitto, dove cambiò la Chiesa locale diventandone primo Vescovo.

Morì il 25 Aprile dell’anno 68. San Marco è patrono dei notai, degli scrivani, dei vetrai, dei pittori su vetro, degli ottici; la sua festa è il 25 aprile.

Chiesa parrocchiale di Transacqua San Marco
Chiesa parrocchiale di Transacqua San Marco