Chiesa di San Bartolomeo – Canal San Bovo

L'immagine può contenere: cielo, spazio all'aperto e naturaL’attuale chiesa di Canal San Bovo venne costruita su progetto di Leopoldo Claricini fra il 1839 ed il 1850 dai maestri muratori Giovanni Conti e Domenico Muraro di Arten. Fu benedetta e dedicata a San Bartolomeo nel 1841 e consacrata dal principe vescovo Giovanni Nepomuceno de Tschiderer il 28 luglio 1852.

L’antica chiesa ora inesistente sostituiva un edificio più antico di matrice medioevale, ampliato nel 1633 e completamente riedificato a partire dal 1688. Di notevoli dimensioni era diviso in tre navate da due file di quattro grandi colonne in granito e dotato di cinque altari in legno nonché di un prezioso organo Callido.
Durante la terribile alluvione del 20 settembre 1829 venne totalmente distrutta dalla furia delle acque non prima che la popolazione riuscisse però a trasferire l’organo e gli altari mettendoli in salvo presso la vicina canonica.
Alla modestia delle soluzioni formali adottate per l’esterno della nuova chiesa, contrasta l’equilibrio architettonico dello spazio interno, che appare suddiviso in tre navate da due coppie di pilastri ma rimane arioso e luminoso, conformando l’ambito destinato all’assemblea come un’unica grande aula.
Il presbiterio, profondo e terminante con un abside semicircolare, accoglie il grande altare maggiore in legno dorato, proveniente dalla chiesa più antica e realizzato nel 1714 come si legge nell’iscrizione posta sul retro.1
Gli altri due altari lignei provenienti dalla stessa chiesa sono stati posti ai lati dell’arco santo rivolti verso l’aula.
Analogamente sulla cantoria in controfacciata è stato posto, adattandolo, l’organo Callido.
La chiesa venne quindi interamente decorata dal pittore Virginio Fioretti di Udine mentre ai lati del presbiterio furono dipinte da Giustiniani due grandi tempere contrapponendo una scena del nuovo e del vecchio testamento.

1 La traduzione dal latino riporta: quest’opera fu costruita l’anno del Signore 1714, reggendo questa chiesa don Lorenzo Turra, essendo massari Francesco Zortea e Pietra (…) e fu incisa da Fioravante e Antonio Costa di Agordo.