Il terzo appuntamento sull’enciclica Laudato si è parlato di “Immigrazione e accoglienza”.
Si è tenuto il 28 Settembre ore 20.30 presso l’oratorio di Pieve.
Antonio Calo’ docente di filosofia e storia è stato ospite dell’incontro sull’Enciclica Laudato si dello
scorso 28 settembre. La sua esperienza parte dall’indignazione di fronte alle troppe morti nel
Mediterraneo. Come può un cristiano, un credente, ma in generale un essere umano rimanere
indifferente di fronte alla tragica fine di uomini, donne e bambini alla ricerca di un minimo di
dignità umana?
Antonio Calò ha deciso che poteva e doveva fare qualcosa! Eppure quando parla di accoglienza, ha
un approccio analitico, quasi matematico.
Si commuove ed emoziona, ma non risparmia le critiche a chi le merita. Racconta della storia
dell’Africa, martoriata dai cambiamenti climatici, dal deserto che avanza, dalle guerre intestine,
colonizzata dagli Europei un tempo e ora dai Cinesi (che rivendicano il loro diritto a crescere e che
per inciso hanno in mano gran parte del debito pubblico degli Stati Uniti….),.
Ripete una volta, due volte, tre volte “Ci vuole metodo per costruire un sistema di accoglienza”.
Non si può improvvisare o reagire d’istinto. Ovviamente se si vuole trovare una soluzione…
Quello che il Prof.Calò racconta è un modello al quale ha dato un nome matematico: 6+6×6.
Il suo scopo è dimostrare che un’altra accoglienza è possibile. Che un’alternativa ai grossi centri
disumanizzanti, alle cooperative improvvisate, allo spreco di denaro pubblico esiste e che lui l’ha
messa in pratica.
Il Prof. Calò e la sua famiglia con un atto di coraggio enorme, con la consapevolezza che la loro
situazione, il loro contesto famigliare ed economico lo permettevano, hanno aperto il cuore e la loro
casa ai profughi.
Dal 2015 Antonio Silvio Calò e la sua famiglia ospitano 6 Richiedenti Protezione Internazionale. A
casa propria appunto.
Quest’esperienza così particolare, profonda e diretta, lo ha spinto a formulare un modello di
accoglienza diffusa che ora – anzi, soprattutto ora che è stato insignito anche del titolo di Cittadino
Europeo dell’Anno 2018 – sta cercando di diffondere e promuovere.
Un’accoglienza che prevede 6 Richiedenti Asilo per ogni Comune di 5.000 abitanti, che propone la
valorizzazione di professionalità locali impiegate nell’accoglienza (operatori, insegnanti di italiano,
psicologi, legali…), un reinvestimento in loco delle risorse ed un coinvolgimento diretto
dell’Amministrazione pubblica.
E’ un sistema che accoglie chi vuol essere accolto, chi si impegna a rispettare le regole, a
reinvestirsi nella Comunità. Un sistema che non lascia spazio al buonismo, perchè c’è troppo da
fare, da lavorare, da organizzare e non rimane tempo per “sgarrare”!
Della sua esperienza, delle sue riflessioni come storico, come cittadino e come cattolico ci ha
parlato il Prof. Calò. Ha raccontato di come, dopo due anni nei quali i suoi figli hanno frequentato
corsi di italiano obbligatori e corsi professionalizzanti, si sono affacciati al mondo del lavoro.
Se ci sono italiani che chiedono un posto, privilegiate loro…. Ha insistito con i datori di lavoro.
Ma nessun veneto o italiano era interessato a lavare piatti e coltivare radicchio ed ora i ragazzi sono
assunti a tempo indeterminato…
Ci ha donato degli spunti, dei dubbi, qualche conferma (per una volta è rassicurante rendersi conto
che tante cose, qui, funzionano già come si vorrebbe!), qualche momento di commozione, delle
schede molto tecniche e soprattutto una riflessione, alla fine di questi tre incontri, che ci riporta
ancora alle parole di Papa Francesco: “[…]Oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un
vero approccio ecologico diventa sempre più un approccio sociale, che deve integrare la giustizia
nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri”
(49 -Laudato sì).